I sette vizi capitali - Die sieben Todsünden - Seven deadly sins

 

Vizi capitali

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I vizi capitali compaiono in Aristotele che li definisce "gli abiti del male". Al pari delle virtù, i vizi derivano dalla ripetizione di azioni che formano nel soggetto che le compie una sorta di "abito" che lo inclina in una certa direzione. Nel Medioevo i vizi sono visti come un'opposizione della volontà umana alla volontà divina. Nell'Età dei lumi la differenza tra vizi e virtù perde importanza, poiché anche i vizi, come le virtù, concorrono allo sviluppo industriale, commerciale ed economico. Dopo il periodo illuminista i vizi compaiono in alcune opere di Kant che vede nel vizio un'espressione della tipologia umana o di una parte del carattere. Da "l'Antropologia pragmatica" di Kant nell'Ottocento sono stati scritti grandi trattati di psicologia umana. I vizi diventano la manifestazione della "psicopatologia" dell'uomo. I vizi diventano quindi malattie dello spirito.

I sette vizi capitali sono:

In questo caso bisogna inserire elementi religiosi, in grado di offrire un ritorno di luce e di dignità agli attori. Perchè predicano bene, con scenate in chiesa, e razzolano male..

 

Ricordiamio due dei  Dieci Comandamenti :

 

Visto che il Sindaco di Pomarico e i suoi amici sono sempre a messa e sempre in prima fila, chissà se al parroco del paese qualche bel giono non gli viene in mente di ricordagli queste regole religiose e basilari di una società. 

Altrimenti rischiamo di finire come a Roma, dove la targa del Vaticano si legge SCV (Santa Città Vaticano). Alcuni romani leggono le sigle avanti e all'indietro. E cioè

SCV = Se Cristo vedesse

VCS = Vi caccerebbe subitò

 

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